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C’era una volta una puttana che amava la matematica. O meglio, amava i numeri. Come qualcuno colleziona francobolli, lei invece collezionava misure.

Visto che era molto bella e ricercata, i clienti la lasciavano fare. A loro pareva quasi un gioco erotico quando lei, magari sul più bello, tirava fuori il righello.

I suoi commenti erano poi ottimisti, ma verosimili. Non è che puoi dire a uno che ce l’ha piccolissimo che è un gigante. Così lei diceva che era ‘sopra la media’. Lo passava alla categoria superiore, per così dire, e loro se ne andavano belli contenti nel corpo e nell’anima.

Però i clienti non sapevano che lei si segnava tutto in un piccolissimo quadernetto giallo con molta precisione: esattamente una pagina per cliente. Per esempio:

NOME: commissario De Vito Andrea
DIMENSIONE A RIPOSO: 20 centimetri
MASSIMA ESTENSIONE: 25 centimetri
CURVATURA MEMBRO: destra
NOTE ADDIZIONALI: carattere nervoso, ma gioviale,
    evidenzia segni di acne giovanile, non menzionare.

A ogni visita, lei aggiungeva qualche dato alla scheda: numero di scarpe, circonferenza del polso … cose così. Inventava anche categorie mai sentite, ma dal suono scientifico: pelosità, coefficiente di mammonaggine … e anche altre misure francamente incomprensibili: ballosità, svergata massima da posizione supina …

Uno può immaginarsi questa piccola scienziata convincere i clienti ad assumere le posizioni più imbarazzanti per ottenere dati molto precisi. Doveva essere molto persuasiva visto che il quadernetto era pieno zeppo.

Come tutto sia venuto alla luce, non è molto chiaro. Lei se ne era già andata da un annetto quando il quadernetto venne pubblicato su un sito web anonimo. L’autore si era anche premunito di fornire liste speciali per facilitarne la consultazione. Così uno poteva più facilmente individuare i “Superdotati”, i “Microdotati”, quelli con una ballosità superiore e così via. Insomma, un vero e proprio catalogo.

Dapprima in paese si cercò di negare. Sicuramente si trattava di uno scherzo. Qualcuno si era inventato tutto. Però c’erano troppi dettagli accurati, troppe informazioni segrete. Per esempio, nessuno sapeva che l’avvocato Caputo avesse un testicolo così pendente che, per comodità, venisse arrotolato intorno all’altro come una liana.

Oppure il fatto che il ragionier Cocchi, quando al culmine del piacere, nitrisse come un cavallo. Per anni il dottor Scalzi aveva cercato nel bosco adiacente quel cavallo maledetto che lo svegliava in piena notte. Alla fine si era convinto che si trattasse di un fenomeno paranormale. Lo aveva in fine registrato e fatto analizzare. “Nessun cavallo nutrisce così” fu il verdetto, che ne confermo l’origine soprannaturale.

Ce ne erano molte di rivelazioni simili. Il quadernetto era autentico.

La seconda fase venne definita ‘la diaspora’. Le mogli cacciarono di casa i mariti infedeli. Tutto cominciò quando la signora Arrighi, che faceva le pulizie al prete, cacciò di casa il suo consorte con le parole minacciose: “Dio ti punirà per ciò che hai fatto!”.

Vista la posizione autoritaria della signora, le altre dovettero fare lo stesso. Lo fecerò però a malincuore. In fondo, non gli e ne fregava molto di essere state fatte cornute.

Quanto ai mariti, passato l’iniziale smarrimento, cominciarono a organizzarsi. Si misero in piedi tornei di biliardo, cirulla e bocce. Ci fu anche una sfida di calcio scapoli contro (ex)ammogliati che si risolse in rissa per un intervento a piedi uniti sul testicolo cadente del Caputo.

I più intraprendenti cominciarono a frequentare il night club locale. Le signorine Lituane non potevano credere alla loro fortuna di fronte a quell’influsso improvviso di babbei. I babbei, a loro volta, non potevano credere che esistessero signorine così belle e gentili.

“Cosa mi sono perso in tutti questi anni!” dichiarò il Cocchi, brandendo felice la sua bottiglia di Champagne da 250 euro. Il cavallo soprannaturale nutrì con molto entusiasmo in quel periodo.

Le mogli, di fronte a questo inaspettato giro di eventi, furono costrette a riprendersi in casa i mariti ora doppiamente fedifraghi. Pareva si divertissero troppo. E poi quanto spendevano!

I mariti, un po a malincuore, tornarono all’ovile. Però non proprio tutti. Un gruppo di furboni si era studiato un piano per continuare ad andare al night club con il benestare delle mogli. L’idea era quella di fingersi afflitti da una malattia molto in voga tra gli attori Americani: la ‘Sex Addiction’. Loro dovevano smettere gradualmente, come Michael Douglas.

Lo schema fallì per due motivi.

In primo luogo ‘Addiction’ non è una parola dalla pronuncia semplice. Malgrado le istruzioni dettagliate sul posizionamento della lingua date dal commendatore Francetti, che si vantava di essere un ‘anglofago’, nessuno ci aveva capito nulla.

Così, sul più bello, si sono tutti incartati. La pronuncia prevalente risultò ‘Addisssion’, con una esse sibilata stile serpente a sonagli. Le mogli, anch’esse non propriamente anglofobe, li fissavano con sguardo interrogativo, così loro dovettero spiegare.

Purtroppo, questa condizione medica, la ‘Sex Addisssion’, suona bene quando la leggi sul giornale, ma quando spiegata si rivela una minchiata totale.

In secondo luogo, ai maschi del paese, questi nomi di attori Americani sembravano tutti uguali. Così ognuno portò ad esempio attori diversi, molti dei quali non afflitti da questa malattia. A confondere ulteriormente le acque c’era il fatto che alcuni degli attori menzionati fossero notoriamente gay. Le moglie pensarono che i mariti stessero confessando una omosessualità nascosta.

L’unico che riuscì a farsi capire fu il Francetti, l’anglofaro, che però si senti rispondere dalla moglie: “Sono così sollevata! Ce la ho anche io l’addisssion! È cinque anni che ti faccio le corna con il Caputo. E io che pensavo di essere una comune troia!” Preso alla sprovvista, lui domandò: “Ma quello con le palle cadenti?”

C’era poi la questione delle misure. Al principio si finse indifferenza. Persino al bar del paese l’argomento non si toccava. Ma questo durò poco. Bastò una sconfitta a cirulla per scatenare il putiferio.

“Con un uccello così meno male che vinci a carte!”. Quella frase ruppe l’incantesimo. Da li in poi si perse ogni ritegno.

Per cominciare furono i nomignoli legati alle misure o a note presenti nel quadernetto. Il barista divenne ‘Minimo’, per ovvi motivi. Il postino, su cui già si sospettava, divenne ‘Gran Minchione’ o ‘Granmi’ per semplicità.

Un povero vecchietto, che girava per il paese con la sua bici scassata, venne rinominato ‘lo Svergatore’ o anche ‘Svergator’, per dirla con il Francetti. Malgrado nessuno sapesse decifrare il significato di ‘coefficiente di svergata’, i giovani del paese presero ad applaudirlo quando passava in bici, facendolo incazzare a più non posso e quasi cadere.

Le donne, inizialmente, si rifiutarono di adottare questi soprannomi vergognosi, ma con il tempo si dovettero conformare all’uso comune. Così per il pese si udivano frasi tipo: “Passo dal minchione a prendere il pane, poi dal moscio per la carne. Spero di incontrare penetrator, che mi deve riparare la calderina”.

Questi nomignoli lentamente persero la loro connotazione originaria e divennero il modo principale di identificare i maschi del paese. “Hai parlato con l’Ambrosi?” “Chi?” “Lo Strizzatette” “Ah, no”.

Alcune donne più intraprendenti cercarono di rendere popolare un soprannome di loro invenzione per elevare lo stato sociale del coniuge. Ma questi sotterfugi non ebbero molto successo, visto che tutti avevano accesso alle misure reali. Ad esempio, la moglie del Minimo provò a dire a una amica “Black ‘n’ Decker”, pronunciato come si scrive, o anche peggio, “vuole le melanzane per cena.” “Chi?” “Mio marito, non lo sai che lo chiamano così?”. E l’amica rispose dubbiosa “Sarà…”

Il quadernetto svelò anche uno dei misteri di più lunga data del paese: perché molte signore si accanissero a farsi fare i capelli da Robertino, malgrado l’evidenza incontrovertibile che, come parrucchiere, facesse proprio schifo. Faceva a tutte una permanente alta e molto voluminosa. Quando si riunivano di fronte alla chiesa sembrava di stare alla corte di Verseille, pronunciato come si scrive, che non è così. If fatto è che, malgrado il nome e la professione. Non era poi gay. Anzi.

A un certo punto, sul sito web del quadernetto comparve un messaggio che diceva: “Se ritenete che la vostra misura sia incorretta, spedite foto comprovante con faccia, membro in piena estensione e righello di riferimento”. “Una specie di selfie con il tuo uccello.” commentò il Francetti.

Malgrado i molti tentativi, nessuno fu in grado di assumere una posizione tale da avere nella stessa foto quelle due parti anatomiche che la natura ha posto così distanti. Si penso quindi che l’autore intendesse una foto frontale a mezzo busto impugnando un righello posto in modo tale da misurare la piena estensione fallica.

Così rassicurato sulle meccaniche dell’operazione, il Minimo pensò a un modo di riabilitare la propria reputazione. Fece giurare al Granmi un voto di segretezza e lo convinse, previa lauta compensazione, a partecipare all’impresa. Codesta impresa consisteva nel trasformarlo, usando baffi finti e parrucca di pelo di cavallo, in una copia del Minimo da fotografare.

Il problema però rimaneva come fargli raggiungere uno stato di massima estensione. Si provò con giornaletti, video e siti web, ma niente pareva stimolarlo. Allora l’Adelina, fedele moglie del Minimo e pia donna di chiesa, sbottò: “Va be’, mi sacrifico io”. E la foto si fece.

L’email fu spedita con titolo conciso: “Correzione misure signor Amadei barista - vedere foto allegata”. La replica arrivo stile telegramma: “Bella foto Granmi in maschera - riservo diritto condivisione sito motociclisti gay”.

Immagino vi chiediate come faccia io a sapere tutte queste cose. All’inizio l’idea era di collezionare dati per la mia tesi di laurea per l’Imperial College of London dal titolo: “Quanto è grosso? A field study of penis dimension of the average Italian male”.

Al sito web ci ho pensato dopo. Lo ho creato per la mia seconda laurea in sociologia. Anche questa tesi fu ben ricevuta, forse anche per il titolo: “A Big Ben? An experiment in radical anatomical transparency.”

Sono pentita di ciò che ho fatto? Alcuni ci hanno un po patito; altri ci hanno guadagnato. Dopo qualche anno non gli e ne fregava più niente a nessuno. Solo i nomignoli sono rimasti.

Il Granmi vive qui con me a Londra. Non ha imparato una singola parola di inglese, ma a me non interessa. Sono altre le cose importanti nella vita.